L'ECONOMIA ASSOCIATIVA

Sguardi oltre il Welfare State e nel post-capitalismo

 

di Franco Archibugi

Edizioni di Comunità - 2002

 

 

Che futuro aspetta il Welfare State, messo oggi profondamente in crisi dalla sua complessità organizzativa e dalle pressioni multiple che la domanda politica esercita sulle finanze e sui pubblici bilanci? Secondo Franco Archibugi la sopravvivenza di questo sistema sociale è legata ad un processo di pianificazione strategica. Dopo unaq attenta analisi dei cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nelle preferenze di consumo, nei modi di produzione, nel mercato del lavoro e nel ruolo dello Stato dei paesi avanzati, l’autore individua l’esito auspicabile di un simile processo in una nuova forma di produzione, l’”economia associativa”. Essa è caratterizzata da libere attività nonprofit, capaci di compensare un’economia privata di libera impresa in crisi di motivazioni e destinate ad affiancarsi e integrarsi in un’economia pubblica oberata e inefficiente, ancora incapace di avviare processi di gestione mirati al risultato e finalizzati alla programmazione strategica.

Giudizi

 

 

INDICE-SOMMARIO

 

Prefazione

INTRODUZIONE

 

1. Dalla protezione alla integrazione sociale: sguardo panoramico sui più rilevanti problemi sociali nei paesi

1. “Protezione” sociale e “integrazione” sociale

1.1.    Protezione sociale versus integrazione sociale?

1.2.    Il Welfare State e l’integrazione sociale

1.3.    L’integrazione sociale dalla società industriale a quella  post-industriale

Dalle carenze attuali ad un nuovo tipo di integrazione sociale

2. Le sfide di contesto

2.1.    Il rapporto fra attivi e inattivi: una mistificazione

2.2.    L’impatto della rivoluzione tecnologica

2.3.    Povertà e emarginazione

3. I possibili sbocchi prospettivi

3.1.    La de-istituzionalizzazione dei ruoli

3.2.    La de-scolarizzazione e l’educazione permanente

3.3.    L’abbattimento della durata del lavoro

3.4.    Verso il reddito garantito

3.5.Programmazione dell’occupazione e delle attività o crisi del Welfare system

3.6.Ricapitolazione sulla transizione verso l’integrazione sociale e la pianificazione

3.7.Breve schema di come sarà trattato il tema, ovvero piano di lavoro di questo libro

 

PARTE PRIMA:

ANALISI CRITICA DEL CAMBIAMENTO SOCIALE

 

2. Il cambiamento strutturale: una riconsiderazione dei vari approcci

1. Che si intende per “cambiamento strutturale” nell’economia contemporanea?

2. L’approccio tecnologico

2.1.     Gli storici della tecnologia

2.2.     La tecnologia: è esogena o endogena rispetto al progresso economico?

3. L’approccio economico

3.1.     La dinamica interna del progresso tecnico-economico

3.2.     L’obiezione schumpeteriana

3.3.     L’obiezione di Rostow alle teorie dello sviluppo economico

3.4.     Le risposte di Sylos Labini

3.5.     Critica  della teoria economica del cambiamento tecnologico

3.6.     Dalla economia politica del cambiamento alla programmazione del cambiamento

3.7.     Oltre l’economia del cambiamento tecnologico

4. L’approccio storico-istituzionale

4.1.     L’approccio marxiano

4.2.     Le ambiguità marxiane

4.3.     La trasformazione “managerialista”

4.4.     L’evoluzione più recente dell’analisi managerialista

4.5.     Pertinace unilateralità della spiegazione marxista

5. L’approccio sociologico

5.1.     Esiste un approccio sociologico?

5.2.     Il fattore politico nella tradizione weberiana

5.3.     La radici tecnologiche della razionalità programmatica

5.4.     La rivalutazione del fattore politico

 

3. Il cambiamento strutturale: verso una convergenza degli approcci

1. 1.La convergenza

1.1.     La convergenza come sintesi storica del cambiamento

1.2.     Una visione globale della trasformazione sociale

2. La crisi degli approcci disciplinari tradizionali

3. Il cambiamento qualitativo

3.1.     La rilevanza del cambiamento qualitativo

3.2.     Valore, qualità, valutazione, e scelta sociale

4. L’emergenza di un approccio programmatico al cambiamento

 

 

4. Il cambiamento nella struttura dei consumi e il processo di “terziarizzazione”

1. Crescita e industrializzazione come sviluppo della produzione di massa

1.1.     L’interazione fra tecnologie e consumi finali

1.2.     La prima fase dell’industrializzazione: dai consumi non-di-massa ai  consumi di-massa

1.3.     Industrializzazione, produttività, sviluppo,  re-distribuzione

2. I più recenti cambiamenti nella struttura della domanda finale dei consumatori e nel modello di industrializzazione

3. Il modello storico della produzione di massa e le politiche da esso implicate (fordismo e keynesismo)

3.1.     Adattamento della produzione di massa ai consumi di massa

3.2.     Lo sconto della produttività futura

3.3.     Le condizioni negative per uno sconto di produttività

3.4.     I "margini" di incremento della produttività

4. Il processo di terziarizzazione

4.1.     Saturazione di beni materiali e domanda di beni immateriali

4.2.     Il bisogno di differenziazione dei consumi

4.3.     "Nuova" domanda e sviluppo

4.4.     La sovra-industrializzazione

4.5.     Verso un nuovo modello di società

 

5. Il cambiamento nelle strutture della produzione

      1.Visioni della crisi della produzione industriale

1.1.     Diversi modi di registrare la crisi

1.2.     La crisi come "effetto di dipendenza"

1.3.     La "diffusione" industriale

1.4.     La "teoria" del dualismo industriale

1.5.     La crisi della produzione di massa e la ri-emergenza del "paradigma artigiano"

1.6.     Oltre la diffusione industriale

1.7.     Il “declino” della produttività complessiva

1.8.     La esplosione dei servizi pubblici

1.9.     Lo sviluppo dello scambio non-mercantile

2. La dicotomia produttivistica dell’economia

2.1.     La crescente dicotomia fra settori ad alta produttività e settori a bassa produttività

2.2.      Gli aspetti occupazionali e reddituali del cambiamento strutturale

3. I mutamenti indotti nel concetto di sviluppo, di benessere e di occupazione

3.1.     L’idea di uno stato “stazionario” dell’economia

3.2.     Un diverso modo di misurare il benessere

3.3.     Un diverso modo di concepire e misurare l’occupazione

3.4.      Implicazioni politiche del nuovo modo di concepire  l’occupazione


 

6. Il cambiamento nel mercato del lavoro

1. La divergenza di base fra domanda e offerta di lavoro tradizionali.

1.1.     La domanda di “lavoro-qualità”.

1.2.     La personalizzazione del lavoro e la nuova imprenditorialità

2. I nuovi comportamenti dell’offerta di lavoro

3. Il caso della disoccupazione strutturale: la persistenza di modelli interpretativi inadeguati

3.1.     Un livello ottimale di disaggregazione nella modellizzazione

3.2.     Passato e futuro nella modellizzazione della disoccupazione

3.3.     Passato e futuro nella progettazione di politiche della occupazione

        4. Verso una nuova, specifica, politica del mercato del lavoro.

 

7. Società dei servizi versus Società industriale

1. La sostituzione di lavoro, costante del modello idealtipico di società industriale

2. Il lavoro umano a produttività zero, modello della società dei servizi

3. Implicazioni economiche del mutamento del modello

3.1   Indicatori di prestazione (performance)

3.2   Ruolo dell’ "investimento"

3.3   Motivazioni economiche di base

3.4   Motivazione e ruolo del risparmio

4. Tipologia di occupazione

5. Tipologia di relazioni industriali

6. Ruolo dello Stato

7. L’emergenza di un “terzo” settore

 

8. Il processo di re-distribuzione nei due modelli di società

1. La re-distribuzione del lavoro e del reddito

1.1.     La continua dislocazione del lavoro nella società industriale

1.2.     Un equivoco sulla utilità dei settori “non-produttivistici”

1.3.     Il peso dei due settori e le caratteristiche differenziali del processo distributivo nei due modelli

1.4.     Le caratteristiche proprie del processo re-distributivo nell’evoluzione  del modello di società industriale

1.5.     Il ruolo dell’inflazione nel processo re-distributivo tipico della società industriale

1.6.     Il ruolo dell’inflazione nel processo re-distributivo tipico della società dei servizi

1.7.     Modelli di società e teorie del capitale

2. Caratteristiche differenziali dei processi distributivi nei due modelli di società

2.1.     Ancora ulteriori analisi sul rapporto produttività-prezzi  nella transizione dal  modello di società industriale a quello di società  dei servizi.

2.2.     Fattori e circostanze che possono limitare l“effetto inflazionistico  della produttività nella società industriale.

2.3.     Inflazione e “disoccupazione da produttività”

 

9. Espansione e declino dei servizi pubblici

1. Una evoluzione nel ruolo e nel concetto stesso di servizio pubblico

2. Il significato e gli effetti dell’espansione dei servizi pubblici

3. I fattori di crisi del settore e dei servizi pubblici

3.1.     I limiti finanaziari dello Stato

3.2.     La mancanza di efficienza, efficacia e misurazione delle prestazioni

3.3.     La disaffezione e l’antipatia

4. Osservazioni conclusive: verso una riforma del Welfare State

 

 

PARTE SECONDA:

ANALISI CRITICA DEI PROBLEMI GESTIONALI DEL CAMBIAMENTO

 

10. Oltre il Welfare State

1. “Stato del benessere” o “Società del benessere”

 Una “analisi logica” del Welfare State

 A proposito di "equilibrio", "squilibrio", "mercato" e "organizzazione"

2. Gestire la "crisi" del Welfare State

3. La appropriata riorganizzazione del Welfare State: la pianificazione societale

 

 

11.  Oltre il capitalismo ?

1. La Socialdemocrazia, la sinistra politica in genere e la pianificazione

2. “Alternative” al Capitalismo? Un falso problema

3. La pianificazione, condizione essenziale per un passaggio alla “società del benessere”

3.1.     Sui pretesi “fallimenti” della pianificazione

3.2.     Le operazioni fondamentali della pianificazione: programmazione dei redditi e della  mobilità del lavoro

3.3.     Il Piano come quadro di riferimento delle decisioni e come processo

4. La contrattazione, o concertazione, sociale, premessa di efficienza della pianificazione

4.1.     Gli operatori tradizionali della pianificazione

4.2.     Le motivazioni degli operatori sociali              

5. La crisi di “imprenditorialità”

5.1.     La crisi di imprenditorialità come crisi motivazionale degli operatori

5.2.     Verso una nuova imprenditorialità: il “terzo settore”

6. Verso la istituzionalizzazione del settore  “indipendente”

6.1.     Il rapporto fra i settori operativi dell’economia

6.2.     “Terzo settore” e sistema economico generale

6.3.     “Terzo settore” e “società del benessere”

 

 

12. Un nuovo modello sociale: l’economia associativa

1. Le forme emergenti del terzo settore

1.1.     Il terzo settore negli Usa

1.2.     Il terzo settore in Europa

1.3.     Il terzo settore e l’Unione Europea

1.4.     Una visione comparata del terzo settore

2. L’espansione del terzo settore

2.1.     Statistiche correnti: occupazione, spesa, campi di attività, finanziamenti

2.2.     L’effetto di sostituzione

3. Alcune interpretazioni del terzo settore

3.1.     Teorie sul “fallimento dello Stato”

3.2.     Teorie sul “fallimento del mercato”

3.3.     Economia nonprofit e ideologia

3.4.     L’ipotesi del “third party government”              

3.5.     L’ipotesi del “dilettantismo funzionale”

4. Un approccio strutturale: il terzo settore nell’economia post-industriale

5. Ulteriori indirizzi di sviluppo del terzo settore

5.1.     Il bisogno di una migliore definizione operativa del terzo settore

5.2.     Per una regolazione istituzionale nuova dell’“economia associativa”

6. Il finanziamento del settore associativo

6.1.     Forme possibili di finanziamento pubblico  del settore associativo

6.2.     Forme nuove di finanziamento "privato", e nello stesso tempo “collettivo”, del settore associativo  e  registrazione statistica dello stesso

6.3.     I fondi sindacali di investimento

7. Il ruolo del sindacato nella gestione del mercato del lavoro e delle forme nuove di produzione e di lavoro

8. La promozione del settore associativo nel quadro di una pianificazione complessiva dello sviluppo

 

 

 

13. Nuove politiche e nuovi strumenti

1. Nuovi compiti per il settore pubblico

2. I limiti finanziari dello Stato

2.1.     Alternative generali all’intervento pubblico

2.2.     Nuovi criteri di gestione dell’intervento pubblico

3. L’avvenire della pianificazione strategica

3.1.     Il nuovo ruolo “regolatore” del settore pubblico

3.2.     La pianificazione centrale e l’intervento diretto

3.3.     La pianificazione articolata o "sistemica"

5. La “contrattazione di piano”

6. La contabilità sociale di piano

7. Il piano e il nuovo sindacalismo

8. Il piano e il movimento organizzato dei consumatori

9. Il significato “democratico” della pianificazione strategica

 

 

 


 

 

[Alcuni primi giudizi sul libro di Franco Archibugi: “L’economia associativa” pubblicato (in inglese) da Macmillan, London, 2000 e St.Martin Press.New York 2000, e (in italiano) da Einaudi-Comunità, Torino, 2002].

 

“Nel suo eccellente libro, Franco Archibugi esplora una questione centrale per il futuro delle nostre società, quella della integrazione sociale. Egli giustamente mette in evidenza le condizioni  strutturali e istituzionali attraverso cui si può garantire la preservazione del Welfare State attraverso la sua trasformazione in una Welfare Society.”

Jacques Delors,

già Presidente dell’Unione Europea

 

“Un libro molto stimolante”

Peter F.Drucker,

Marie Rankin Clarke Professor of Social Science and Management, Drucker School of Management

 

“...Un libro altamente originale ed interessante…Dissoda completamente nuovi terreni …Solleva molte questioni che ognuno di noi dovrà affrontare nei prossimi decenni.”

Christopher Freeman

Director, Science Policy Research Unit, University of Sussex

 

 “….E’ invero interessante che per un preciso e profondo commento sulla politica economica americana si deve guardare a Roma, e più presumibilmente all’Europa” 

John Kenneth Galbraith

Harvard University

 

“Franco Archibugi spiega come il “terzo settore” costituisce una nuova modalità di gestione delle economie contemporanee, realizzando nuove forme di distribuzione non-inflazionistica dei progressi di produttività. .. La sua opera apre nuove vie ed estende notevolemente il campo visuale concernente il “terzo settore” che viene a trovarsi al centro della logica economica e non più ai suoi margini..”

Xavier Greffe,

Professore di Economia Pubblica, Università di Parigi I (Pantheon-Sorbonne)

 

“Si tratta di uno sforzo superiore, un valido contributo ai correnti dibattiti e un bel modo di sintetizzare i considerevoli contributi dell’Autore nel corso dei passati anni”.

Patsy Healey

Professore e Direttore del Centro di ricerche sull’ambiente urbano europeo, Dipartimento di Pianificazione urbana e regionale, Università di Newcastle-upon-Tyne.

 

"Benvenuta l’analisi costruttiva di Franco Archibugi sui modi in cui i vari gruppi sociali possono cooperare alla edificazione di una Economia europea futura “sostenibile”.

David Lea,

 Segretario generale aggiunto del Trade Union Congress

 

“Vi è un generale consenso sul fatto che gli estremi comunismi e fascismi della prima metà dell’ultimo secolo siano da scartarsi come possibili futuri. Rimane la questione che cosa dovrebbe avvenire sul terreno intermedio. Qui sta il settore “terzo” o “volontario”. Esso è sostenuto dagli economisti liberali che desiderano vedere più funzioni dello Stato trasferite al mercato; e dalla sinistra che desidera vedere lo Stato assumere un ruolo sempre maggiore rispetto al mercato. E’ questo terreno intermedio che Franco Archibugi ha esplorato con così grande penetrazione e rilevanza, sia in termini di comprensione di quanto sta avvenendo nel mondo reale, ma anche sulla base della sua formidabile esperienza, studio e assimilazione della letteratura. Ciò che egli ha da dire è rilevante sia per il corrente, ma in mutazione, capitalismo di mercato, ma anche per quello che può succedere dopo di esso.”

Nathaniel Lichfield

Professore emerito di Economia e Pianificazione ambientale, Università di Londra.

 

“Franco Archibugi elabora e difende la tesi che una “società del benessere” (Welfare Society) non può svilupparsi e sostenersi senza una pianificazione strategica che comporti un trade-off contrattato fra alternativi impieghi delle risorse. Questa tesi è assolutamente vera, ed è mirabilmente sviluppata alla luce del lavoro della maggior parte degli studiosi che hanno avuto qualcosa di importante da dire in materia di benessere socio-economico. I futuri studiosi in questo campo troveranno questo libro una miniera di buon senso, e di idee ed analisi provocatrici”.

Alex C. Michalos

College of Arts, Social and Health Sciences, University of Northern British Columbia, (Canada) , Direttore di “Social Indicators Research, An International and Interdisciplinary Journal for Quality-of-Life Measurement” (Kluwer)

 

“E’ stato grande leggere l’Economia Associativa di Franco Archibugi. E’ un opus intellettuale di un maturo studioso che riflette sulle tendenze socio-economiche e politico-economiche della nostra società… Il termine ‘Economia Associativa’ è quanto mai attraente e stimolante.. E’ un grande lavoro.”

Peter Nijkamp

Professore di  Economia, Facoltà di Economia ed Econometria

Free University of Amsterdam

 

“Ormai è diventato impossibile trascurare …il fenomeno [del terzo settore] nell’economia dei paesi più avanzati; ed è diventato necessario capire le ragioni della sua crescita e cercare di chiarire le sue implicazioni sullo sviluppo economico e sulla struttura sociale. E’ quello che ha ottimamente fatto Franco Archibugi in un recente libro “The Associative Economy”, pubblicato da Macmillan. ….Da questo sviluppo spontaneo…può nascere un vero e proprio terzo sistema di organizzazione economica e sociale che si affianchi agli altri due massimi sistemi, lo Stato e il Mercato. Saremmo allora di fronte a una “grande trasformazione” delle nostre economie, da uno schema binario Stato-Mercato a uno ternario Stato-Mercato-Sistema associativo, nel quale il mercato avrebbe la funzione motrice dello sviluppo economico attraverso la competizione, il sistema associativo quello della coesione sociale attraverso la cooperazione e lo Stato la funzione regolatrice del sistema complessivo attraverso la programmazione. Questa ipotesi, che Archibugi sviluppa nel suo libro, non è una previsione, è una proposta. Perché dal mondo della possibilità (non dell’utopia) essa si concretizzi nel mondo della realtà, infatti, c’è bisogno che sia assunta come modello da una forza politica e perseguìta come progetto attraverso riforme radicali.” (in La Repubblica”, 21.4.019)

Giorgio Ruffolo

Deputato europeo, già Ministro dell’Ambiente, Presidente del Centro Europa Ricerche

 

“Un analisi affascinante…”

Lester M. Salamon

Director, Institute for Policy Analysis, John Hopkins University

 

L’economia associativa di Franco Archibugi è un libro innovativo su alcune essenziali tendenze della evoluzione dell’organizzazione sociale ed economica nel tempo presente. L’analisi di Archibugi è originale e visionaria insieme, e in più – a differenza di altre spiegazioni complessive fornite da storici e scienziati sociali - è fermamente radicata nella letteratura economica. Invero, il libro è impressionante per la sua capacità di argomentare, sulla base di una rassegna affascinante delle teorie del progresso tecnico e dello sviluppo economico, sulla emergenza di una tipologia dell’organizzazione sociale ed economica. Questa sarebbe basata sui beni immateriali, l’impegno sociale, e un nuovo equilibrio bilanciato fra il mercato, lo stato e il “terzo” settore”.

Pasquale L. Scandizzo

Professore di Economia, Università di Roma II

Direttore di “Sviluppo economico”

 

“…libro impressionante e tempestivo...”

Joseph S.Wholey

School of Policy, Planning, and Development, University of Southern California, Los Angeles

Senior Adviser, US General Accounting Office, Washington

 

 

[da lettere personali, ricevendo il libro su “L’economia associativa”]

 

“Caro Archibugi,… ammiro la tua chiarezza cristallina… ho trascorso alcune ore di buona lettura… mi ha fatto piacere averti incontrato, seppure tardi, forse troppo tardi…”

Norberto Bobbio

Senatore a vita della Repubblica

 

“Caro Franco, sono stato felice di ricevere il libro che mi ha ricordato, con molto piacere, i momenti eccellenti e stimolanti che abbiamo vissuto e discusso insieme. E, se posso esprimermi così, tu sei stato, come ti vidi e come ti lessi, un rinfrescante pensatore, sempre alla ricerca del futuro e di società con più eguaglianza e giustizia”.

Jorge Sampajo

Presidente della Repubblica del Portogallo